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Il ddl di riforma del settore è impantanato per i veti posti dall’industria petrolifera

Anche il Governo si è reso conto che, alla fine, non sono i Gestori a frenare il varo del provvedimento di riordino e modernizzazione del settore, ma l’assurda richiesta dei petrolieri (o almeno alcuni di essi, meno lungimiranti di altri) che, incapaci di una strategia, si accontentano di operazioni di piccolo cabotaggio rifugiandosi tremebondi sotto le gonne del Governo.

Sono i petrolieri che “tuonano” contro l’arretratezza delle Organizzazioni di Categoria ma, intanto fanno il pieno di profitti e pretendono pure, che sparisca l’esposizione del “cartello” nel quale viene indicato il differenziale fra rifornimento in prezzo self e quello servito. Una “tassa occulta” odiosa che vale almeno un Miliardo/anno per le tasche dei petrolieri e che viene posta a carico di quei cittadini che, spesso, non possono scendere dalla vettura per rifornirsi da sé.

I petrolieri, per sbloccare il loro “niet!”, pretendono che il Governo introduca, nel DDL in corso di messa a punto, una sanatoria che renda “legalizzate” quelle violazioni che, in spregio della normativa di settore voluta dal Parlamento, hanno perpetrato a danno dei Gestori e dei consumatori.

Di fronte all’arroganza ed al braccio di ferro poco intelligente ingaggiato dai petrolieri, convinti (erroneamente) che questo Governo li sostenga nel loro “scellerato” disegno (anche opponendosi ad un corpo sociale presente diffusamente nel territorio), alla rappresentanza dei Gestori non resta che la “resistenza”. Resistenza alle prevaricazioni; all’impoverimento ed alla precarizzazione del lavoro di migliaia di famiglie; resistenza contro i soprusi gratuiti tesi solo ad aumentare a dismisura i profitti (anche approfittando delle modalità di calcolo dello stacco dei prezzi italiani verso quelli dell’UE).

Chi ha ancora l’ardire di nascondersi -vanamente- dietro ad improbabili richiami al codice civile, ignorando che esiste un corposo complesso normativo che fissa limiti e paletti invalicabili a tutela dei Gestori considerati la parte più debole della filiera? Se bastasse il codice civile non ci sarebbero Leggi o provvedimenti emanati dal Parlamento che possano essere considerati validi.

In fondo i Gestori chiedono solo il rispetto di quelle Leggi: la hanno fatto nei confronti con il Governo e lo stanno richiedendo alla Magistratura ordinaria -ma anche in sede europea- affinché, inequivocabilmente, si possano accertare i fatti e fare chiarezza.

Prima di “incrociare le braccia” e chiudere gli impianti è un tentativo che va fatto.

Come si può tollerare -diversamente da come i regolamenti comunitari hanno stabilito- che sia legittimo consentire che un fornitore in esclusiva dal quale il Gestore è obbligato ad acquistare i carburanti, costituisca -per aggirare la norma- una “società di gestione schermo” che scende direttamente al pubblico avendo strumenti, possibilità e controllo della filiera a monte che l’acquirente/Gestore non ha?

Non è una violazione della concorrenza e l’avvio, di fatto, di un cartello contro i consumatori?

Forse l’AGCM potrebbe fare -per chiarire il quadro- una nuova incursione nel settore.

Carburanti: riforma incauta. Pronti a manifestazioni sul territorio

Faib Confesercenti esprime forte dissenso nei confronti della riforma della distribuzione dei carburanti, attualmente rinviata alla discussione del Consiglio dei ministri. Una proposta incauta e «la peggiore mai vista nel settore da quando esistono i rifornimenti di veicoli in Italia».

Secondo Faib «la riforma nasce da decisioni prese nelle stanze del Ministero, con la partecipazione esclusiva di un ristretto gruppo di petrolieri». La proposta danneggia i gestori e favorisce le compagnie petrolifere, che negli ultimi anni hanno registrato utili elevati, spesso a scapito dei margini dei gestori e dei consumatori. Analisi negativa anche la decisione della cancellazione della norma che obbligava la trasparenza sui prezzi tra servizio self-service e servito, valutata in oltre un miliardo di euro a vantaggio delle compagnie.

Critica anche la precarizzazione dei contratti, che saranno gestiti a discrezione delle compagnie, senza garanzie economiche o normative per i gestori. I contratti, sebbene nominalmente quinquennali, possono essere revocati con un preavviso di soli 90 giorni, rendendoli di fatto instabili.

«Il DDL esce con una proposta che esclude completamente le categorie – commenta Flavio Convento, presidente Regionale Faib – Non si possono cancellare contratti siglati negli anni, inserendo contratti capestro che non rispettano le norme. Se una riforma va fatta dev’essere condivisa e accordata a tutela del singolo gestore con le associazioni di categoria»

Faib Confesercenti annuncia una dura opposizione al provvedimento governativo, pianificando iniziative di protesta, tra cui la chiusura totale degli impianti stradali, accompagnata da manifestazioni sul territorio.