Fismo-Confesercenti: il 70% delle p.iva fuori dal Decreto Sostegni
L’allarme del comparto moda: dallo Stato solo le briciole, a fronte di perdite drammatiche. I commercianti sono stanchi, delusi e arrabbiati
Nel 2020 le perdite del settore moda nel Veneto centrale hanno sfiorato, secondo l’Osservatorio Economico Confesercenti, quasi il 50% . I negozi di abbigliamento e calzature hanno visto dimezzarsi il fatturato abituale, e l’anno nuovo non sta portando con sé significativi miglioramenti. Anzi: «Passano i giorni e non vediamo luce in fondo al tunnel» dichiara la presidente di Fismo Confesercenti Veneto, Linda Ghiraldo.
Perdite enormi
Le perdite sono state enormi: lo dimostrano, al di là delle percentuali, i dati sul fatturato delle attività. C’è chi ha perso quasi 30mila euro e si vedrà corrispondere, grazie al Decreto Sostegni, meno di 2500 euro. Ma ci sono anche attività che hanno perso altre 16 mila euro al mese e si vedranno corrisposti 6.700 euro. Le briciole.
E al danno si aggiunge la beffa: secondo la Fismo Confesercenti, che rappresenta le imprese del settore moda, il Decreto Sostegni lascia fuori dai contributi il 70% delle partite iva.
«Non era forse più giusto ed equo calcolare i sostegni in base proporzionale al calo del fatturato? – incalza Ghiraldo – non era più realistico? Noi diciamo che poteva esserlo, ma così non è stato, purtroppo. E quindi assisteremo ad una messa a disposizione di risorse economiche che in gran parte rimarranno ferme nelle casse dello Stato e, aldilà dei proclami, non avranno nessun effetto leva su mondo delle piccole e medie imprese che rappresentiamo. Occorre fare di più molto di più e iniettare risorse nelle imprese, tracciandone il reale utilizzo, che sia esclusivamente destinato al sostegno in beni materiali per ogni singola attività».
Le proposte
Per la Fismo Confesercenti occorre dare l’opportunità di posticipare la data del fine moratoria per i finanziamenti in corso poiché se fino ad oggi le nostre imprese sono “anestetizzate” dalle misure messe in campo all’inizio della pandemia. Rimane la forte preoccupazione che alla fine di questo periodo molti saranno in ancor più difficoltà e affanno nel proseguire il loro lavoro.
Occorre, poi, accelerare la campagna vaccinale rinunciando alla comunicazione del “faremo e saremo in grado di”, privilegiando la comunicazione del “abbiamo fatto”. Le migliaia di imprese del commercio ogni giorno inventano iniziative nuove, implementano i propri codici Ateco pur di aprire sempre e comunque in sicurezza, anche perché la merce che è nei negozi va venduta e poi pagata. Nessuno si può permettere di interrompere il ciclo produttivo che fa di tutti noi un anello essenziale dell’intero sistema Paese.
Le richieste della Fismo si agganciano a quelle di Confesercenti che, lo scorso 7 aprile, ha indetto una mobilitazione nazionale a difesa e rilancio del comparto commercio.